Il Project Management all'interno del ciclo di vita di un farmaco

Il Project Management all’interno del ciclo di vita di un farmaco

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Il Project Management all’interno del ciclo di vita di un farmaco

Il Project Management all’interno del ciclo di vita di un farmaco

Il settore Life Science è per sua natura uno degli ambiti più complessi e regolamentati, dove l’innovazione scientifica deve andare di pari passo con la massima qualità e la compliance normativa. All’interno di questo panorama, il Project Management (PM) è un elemento chiave per guidare lo sviluppo di un farmaco, dalla sua ideazione fino alla sua fase di declino sul mercato.

S4BT, con la sua doppia anima di Consulenza e Software, si posiziona da circa 30 anni al fianco delle aziende del settore come partner strategico per affrontare queste sfide.

Il ruolo cruciale del project manager: bilanciare i vincoli

 
 

Il successo nello sviluppo farmaceutico, così come nella gestione di qualsiasi progetto, è racchiuso nel cosiddetto Project Management Triangle. Il Project Manager, e in particolare il Project Management Consultant in ambito farmaceutico, ha la responsabilità di mantenere un attento equilibrio tra i vincoli principali, assicurando che ogni fase proceda senza compromettere gli standard richiesti:

  • SCOPO (Scope): Definizione chiara degli obiettivi e dei risultati attesi. In ambito farmaceutico, questo si traduce nella definizione del profilo del prodotto (Target Product Profile) e nella validazione di ogni step del processo.
  • TEMPO (Time): Pianificazione e gestione delle scadenze e delle tempistiche. I ritardi in questo settore non sono solo costosi, ma possono significare anni di attesa per i pazienti, rendendo la gestione delle timeline una priorità assoluta.
  • COSTI (Cost): Pianificazione del budget e controllo serrato dei costi. La fase di ricerca e sviluppo è dispendiosa; un PM esperto è fondamentale per ottimizzare le risorse e garantire il ROI, anche quando i progetti superano i miliardi di euro di investimento.

Al centro di tutto, nel settore farmaceutico, risiede la QUALITÀ, che deve essere definita e costantemente monitorata in conformità con gli standard richiesti (GCP, GMP, GLP) e in ogni interazione con le autorità regolatorie (EMA, FDA, etc.).

Affidarsi a un servizio di consulenza esterno esperto in Project Management, come quello offerto da S4BT, garantisce diversi vantaggi, tra cui l’efficienza nell’utilizzo delle risorse, l’adattabilità e flessibilità di fronte a imprevisti scientifici, tecnici o regolatori, una gestione del rischio proattiva e il miglioramento continuo dei processi operativi e di qualità.

Il ciclo di vita del farmaco: un progetto a lungo termine

Il processo di sviluppo e commercializzazione di un farmaco è un percorso lungo e rischioso, che si articola in diverse fasi, in cui il PM è essenziale. Ogni fase, dalla scintilla scientifica iniziale al ritiro del prodotto dal mercato, è un progetto a sé stante, con obiettivi, rischi e stakeholder diversi. Una supervisione E2E da parte del Project Manager garantisce la coerenza strategica lungo tutte fasi del ciclo di vita del farmaco., che possono durare decenni.

project management E2E

Project Management: sfide e opportunità fase per fase

 
 

In ciascuna di queste fasi, il Project Management è chiamato a superare sfide uniche, trasformandole in opportunità di successo, come dimostrano i Case Study gestiti in contesti internazionali.

1. La sfida della fase pre-clinica e clinica I/IIa (Vincoli e Risorse)

  • La sfida: Nelle prime fasi, oltre alle difficoltà scientifiche, le sfide principali riguardano Costi, Tempo e Risorse. Ad esempio, un candidato farmaco iniettivo ad alta viscosità ha creato criticità logistiche nella linea di filling in fase di Scale-Up, con potenziale impatto su timeline e budget. Imprevisti come questi possono bloccare interi lotti e rallentare l’accesso alla terapia, rendendo cruciale una soluzione rapida e conforme.
  • L’Opportunità del PM: Una gestione esperta ha consentito la pianificazione e la conduzione di studi mirati (es. test di stabilità a temperature più elevate) per modulare la viscosità del composto senza alterarne le caratteristiche. Questo ha permesso di mitigare il problema con un impatto minimo su Tempi e Costi, mantenendo inalterati Scopo e Qualità. L’abilità del PM risiede nel trovare il giusto equilibrio tra le esigenze ingegneristiche e la compliance farmacologica.

2. La sfida della sottomissione regolatoria (Complessità e Incertezza)

  • La sfida: Il ciclo di approvazione regolatoria è notoriamente complesso, richiedendo un’ampia mole di dati, la compliance a linee guida rigorose (GCP, GMP) e la gestione dell’incertezza intrinseca del processo. Un esempio critico è rappresentato dal trasferimento dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (MAH) di una terapia genica, complicato dal contemporaneo trasferimento del processo produttivo a una nuova facility. Questa sovrapposizione di processi, se non gestita da un PM esperto, può portare a ritardi catastrofici nell’accesso del farmaco al mercato.
  • L’Opportunità del PM: Attraverso una decisione informata in accordo con il Cliente e l’Ente Regolatorio, è stato possibile evitare l’approccio classico a favore di una pre-approvazione della strategia di Technology Transfer (TT) tramite la sottomissione di un Post-Approval Change Management Protocol. Questa gestione ha portato a una soluzione favorevole e, soprattutto, ha garantito la disponibilità immediata della terapia per i pazienti, dimostrando che la flessibilità strategica può superare gli ostacoli burocratici senza compromettere la qualità.

3. La sfida della fase di crescita (Capacità Produttiva)

  • La sfida: Nella fase di Crescita, la priorità è aumentare la produzione per rispondere alla crescente domanda. Un esempio pratico è l’overbooking di una linea produttiva dovuto all’estensione dell’Holding Time di un prodotto (modifica volta a migliorare l’accesso alla terapia). La necessità di soddisfare un picco di domanda mantenendo standard elevati mette sotto stress tutte le funzioni aziendali, dalla logistica alla produzione.
  • L’Opportunità del PM: Una coordinazione guidata degli Stakeholder (Produzione, QA, QC, Logistica, Supply Chain, Clinica) permette di eseguire un Risk Assessment approfondito per ottimizzare la capacità produttiva. Questo include la prioritizzazione degli ordini, l’ottimizzazione dei processi e dei turni di lavoro, e la gestione dell’approvvigionamento delle materie prime, garantendo la compliance e la sostenibilità della fornitura. Il PM agisce come un direttore d’orchestra, assicurando che tutti i reparti lavorino in sincronia per massimizzare l’output nel rispetto delle Good Manufacturing Practice (GMP).

4. La sfida della fase di declino (Miglioramento Continuo)

  • La sfida: Nella fase di Declino (causata da scadenza brevetti o introduzione di farmaci più efficaci), la sfida principale è la gestione dei costi e la decisione sul futuro del prodotto. In questa fase, il valore strategico del farmaco diminuisce e l’azienda deve valutare se il mantenimento sul mercato sia ancora economicamente sostenibile o se sia necessario un piano di disinvestment.
  • L’Opportunità del PM: La competenza a 360° del Project Manager permette di analizzare molteplici scenari (approccio di Disinvestment o approccio di sviluppo). Quest’ultimo può tradursi nel lancio di una nuova formulazione (es. a rilascio prolungato) per migliorare la compliance e la percezione professionale, unita a una rinnovata campagna di marketing ed educazione. Questo dimostra che il PM può guidare una strategia di miglioramento continuo anche in fasi avanzate del ciclo di vita, prolungando il valore del prodotto per l’azienda e per i pazienti.

La digitalizzazione come fattore abilitante con PRAGMA4U

 
 

Per affrontare la complessità e la mole di dati richieste in queste fasi, la digitalizzazione dei processi è fondamentale.

PRAGMA4U, la soluzione software sviluppata da S4BT, è progettata per centralizzare i dati e snellire la Gestione dei progetti in modo CGXP e FDA 21 CFR part 11 Compliant. La piattaforma riunisce diverse tecnologie, tra cui:

  • eQMS (Quality Management Software)
  • DMS (Document Management Software)
  • LMS (Learning Management Software)

Consentendo una gestione efficiente di tutti i processi di qualità, dalla documentazione al Change Control e all’Audit. Grazie a PRAGMA4U, le aziende possono trasformare la gestione della qualità da un onere burocratico a un vantaggio competitivo, garantendo l’integrità dei dati e la tracciabilità completa di ogni operazione, essenziale per superare con successo le ispezioni regolatorie.

Il Project Management nel ciclo di vita di un farmaco è quindi un’attività dinamica e sfaccettata, che richiede una profonda conoscenza del settore Life Science. L’esperienza e la competenza di S4BT, unite alla potenza della digitalizzazione con PRAGMA4U, rappresentano la chiave per trasformare le sfide del mercato in opportunità di successo, garantendo che terapie vitali raggiungano i pazienti in modo sicuro ed efficiente.

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Supply Chain nel settore Life Science

Supply Chain nel settore Life Science: strategie per una gestione efficiente

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Supply Chain nel settore Life Science: strategie per una gestione efficiente

Supply Chain nel settore Life Science: strategie per una gestione efficiente

Introduzione


Nel Life Science la Supply Chain è parte del sistema qualità e, sempre più spesso, un vantaggio competitivo. Globalizzazione, dipendenza da materiali critici, requisiti di tracciabilità end‑to‑end e gestione del freddo hanno alzato l’asticella: i processi devono essere dimostrabili, i dati affidabili, le responsabilità chiare. Negli ultimi diciotto mesi gli standard hanno rilanciato sull’interoperabilità (EPCIS 2.0) mentre i regolatori hanno puntato sulla continuità di fornitura e sulla prevenzione delle carenze. In Europa, l’Alleanza per i Farmaci Critici e le iniziative coordinate da HERA spingono su resilienza e diversificazione; parallelamente EMA e la rete degli ispettorati ribadiscono i capisaldi GDP lungo la distribuzione. Negli Stati Uniti, la DSCSA entra nella fase “enhanced”, con enfasi sullo scambio dati interoperabile e sulla gestione delle eccezioni. In questo scenario, il 2025 segna un cambio di passo: tracciabilità, risk management e visibilità dei dati non sono più opzioni, ma prerequisiti operativi. L’articolo propone un percorso pratico per conciliare qualità, compliance e performance, dal fornitore all’ultimo miglio, con indicazioni utili a QA, Supply e Validation.



1) Scenario 2024/2025 – normative e trend da conoscere (e perché contano)


Tre forze stanno plasmando le priorità di filiera. La prima è la continuità di fornitura: l’attenzione delle autorità europee si è tradotta in raccomandazioni concrete su stockpiling mirato, diversificazione e cooperazione industriale, con l’obiettivo di ridurre le vulnerabilità su classi terapeutiche essenziali. La seconda riguarda la distribuzione: GDP e armonizzazione delle ispezioni richiedono processi più tracciabili, documenti allineati e ruoli ben definiti lungo l’ultimo miglio. La terza è la tracciabilità digitale: in ambito DSCSA lo scambio evento‑per‑evento abilita un controllo nuovo sulla vita del prodotto e rende più veloce la risposta a deviazioni e richiami. Sul piano manageriale, gli outlook 2025 confermano che la resilienza è tra le massime priorità, ma molte aziende devono ancora colmare un gap di governance a livello di board, soprattutto quando si decide di regionalizzare la rete o di accelerare su data foundation.



2) Progettare una Supply Chain “GxP‑ready” – QRM e process design da mettere a terra


Una supply chain conforme nasce da un design orientato al rischio (ICH Q9(R1)) e alla prova delle evidenze. Significa mappare i processi end‑to‑end, analizzare i failure mode nei nodi sensibili (sourcing, produzione, 3PL/4PL, last mile) e dimensionare i controlli in modo proporzionato. In Europa, i requisiti GDP rappresentano il livello minimo per proteggere l’integrità del prodotto durante stoccaggio e distribuzione; le buone pratiche dell’OMS forniscono un quadro pratico per reclami, resi, richiami, qualifiche e audit. Integrare QMS e Supply vuol dire tradurre il risk assessment in procedure eseguibili, criteri di qualifica/riqualifica, change control consapevoli e metriche che tengano insieme qualità e servizio: OTIF, lead time, tasso di excursion e efficacia delle CAPA. La qualità della decisione diventa tracciabile quando motivazioni e firme QA accompagnano le scelte critiche.



3) Sourcing e gestione fornitori – auditabilità e ridondanza intelligente


Il multi‑sourcing ragionato è l’antidoto ai single points of failure. Oltre al prezzo, pesano licenze, storico ispezioni, performance OTD/qualità e affidabilità dei piani di continuità. Quality Agreement chiari, con impegni espliciti su capacità e priorità in crisi, riducono ambiguità quando la pressione aumenta. La qualifica del fornitore è più robusta se include uno “stress test” documentale sullo shortage: come rileva i segnali deboli, quali indici monitora, quali sono i tempi di recupero. Una scorecard condivisa su Qualità, Servizio e Rischio semplifica il confronto tra partner e aiuta a trasformare gli audit in piani di miglioramento misurabili.



4) Pianificazione, scorte e scenari – dall’S&OP all’IBP (decisioni, non report)


L’evoluzione verso l’Integrated Business Planning porta valore quando gli scenari guidano davvero le decisioni. Ricalibrare i safety stock considerando variabilità e criticità terapeutica, integrare vincoli regolatori (shelf‑life residua, serializzazione, requisiti GDP) e formalizzare contromisure per deviazioni e expediting fa la differenza quando la domanda oscilla. Prima di attivare AI, demand sensing e control tower è essenziale consolidare la base dati: anagrafiche coerenti, eventi EPCIS affidabili, sensori qualificati e accordi di condivisione con policy di retention allineate a QMS e privacy. Dashboard che incrociano servizio, qualità e costo rendono trasparenti i trade‑off e velocizzano i riesami interfunzionali.



5) Make vs. Buy e Technology Transfer – esecuzione e controlli che reggono all’ispezione


Decisioni di rete e trasferimenti tecnologici hanno effetti diretti su qualità, time‑to‑market e resilienza. Il Technology Transfer va trattato come progetto regolato: un piano di trasferimento chiaro, piani di controllo proporzionati, lotti PPQ significativi, gestione del cambiamento e KPI condivisi (OEE, Right‑First‑Time, deviazioni critiche). In un contesto di volatilità e shortage, anche Quality Agreements che includono business continuity e shortage prevention aiutano a chiarire responsabilità e tempi di reazione tra sponsor e partner.



6) Distribuzione, cold chain e “last mile” – validare davvero ciò che conta


Per i prodotti a temperatura controllata la convalida non è un adempimento formale: è la condizione per una release QA solida. Temperature mapping di magazzini e celle, frequenza degli studi, qualifica di contenitori e mezzi, integrazione dei data logger e gestione degli allarmi definiscono la tenuta del sistema. L’ultimo miglio richiede attenzione specifica: monitoraggio, sicurezza e controllo dati devono riflettere la realtà operativa dei vari mercati. Un profilo termico realistico, test rappresentativi delle rotte e una matrice dei rischi aggiornata quando cambia la logistica evitano sorprese. Collegare lo stability budget al batch record e ai criteri di rilascio rende le decisioni più oggettive; KPI come OTIF, excursion rate e time‑to‑intervene aiutano a misurare il miglioramento. Audit periodici dei 3PL e programmi di riqualifica su rotte, imballi e mezzi chiudono il cerchio.



7) Tracciabilità e integrità del dato – dalla serializzazione a EPCIS 2.0


La DSCSA sposta l’attenzione dalla sola serializzazione alla visibilità end‑to‑end. Con EPCIS/CBV 2.0 gli eventi diventano un linguaggio comune: commission, pack/aggregate, ship, receive, decommission. Per funzionare, però, servono regole di business chiare e validazioni tecniche: campi obbligatori, coerenza temporale, legami corretti con SSCC e GLN. L’exception handling va progettato prima dei problemi: una lista condivisa di eccezioni con SLA e responsabilità definite evita rimpalli e fermi. La governance dei master data (GTIN/GLN/SSCC, gerarchie d’imballo e ubicazioni) e il monitoraggio della qualità dei dati completano il quadro, garantendo chiamate più rapide e un audit trail coerente con il QMS.



8) Shortage & risk management – pianificare il “se” prima del “quando”


La prevenzione delle carenze richiede governance, dati e piani specifici per prodotto. Un Drug Shortage Risk Register aiuta a mappare vulnerabilità e impatti; simulazioni periodiche rendono esplicite le soglie di allerta e le modalità di risposta. Nei contesti più critici, criteri di allocazione etica e canali di comunicazione predefiniti con le autorità favoriscono decisioni rapide e trasparenti. KPI di resilienza – come percentuale di portfolio in dual‑sourcing, days‑of‑supply minimi, volatilità dei lead time e puntualità delle qualifiche fornitore – consentono di misurare i progressi e di ritarare la strategia quando servono correzioni di rotta.



9) Governance e collaborazione estesa – mettere il ritmo


Senza responsabilità chiare e un ritmo costante di governo, anche i progetti più promettenti faticano a scalare. Una RACI che integri QA, RA, Supply, IT e Legal, supplier councils per i fornitori critici e scorecard unificate riducono la complessità e creano un terreno comune di lavoro. Un allegato contrattuale dedicato – la Supply Chain Quality Agreement – può formalizzare gestione dei seriali ed EPCIS, exception handling, recall readiness, scambio dei dati di temperatura e Right‑to‑Audit reciproco. La risk review trimestrale, con scenari e stress test su shortage API, blocchi doganali o excursioni ripetute, collega la remediation al budget e mantiene l’attenzione su ciò che conta.



Conclusioni


La Supply Chain nel Life Science sta convergendo verso un modello data‑driven, regolato e collaborativo. Tracciabilità evento‑per‑evento, GDP solide sull’ultimo miglio, catena del freddo realmente qualificata, piani shortage risk‑based e una governance che unisce compliance e performance sono gli ingredienti di una filiera affidabile. Le aziende che investono su processi, dati e competenze vedono benefici tangibili: tempi di reazione più rapidi, meno deviazioni critiche, write‑off contenuti e continuità terapeutica. Per passare dalla teoria alla pratica servono diagnosi puntuali dei gap – dai flussi EPCIS alla gestione delle excursion, fino ai playbook di risposta alle carenze – e piani di remediation con responsabilità e milestone chiare. È qui che un accompagnamento specializzato fa la differenza.



Qual è l’area che ti espone di più durante un’ispezione: tracciabilità EPCIS, cold chain/last mile, shortage o fornitori?

Contattaci senza impegno: partiamo dai tuoi processi e valutiamo insieme l’utilità di una Gap Analysis Supply Chain, con una roadmap costruita sulle tue priorità.
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Packaging farmaceutico sostenibile: innovazioni e soluzioni per il futuro

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Packaging farmaceutico sostenibile: innovazioni e soluzioni per il futuro

Packaging farmaceutico sostenibile: innovazioni e soluzioni per il futuro

Il packaging farmaceutico sta vivendo una profonda trasformazione e sempre più aziende del settore, spinte da nuove normative, dalla consapevolezza ambientale e dalle richieste del mercato, stanno adottando soluzioni innovative per ridurre l’impatto ecologico dei loro imballaggi.

In questo articolo esploriamo le tendenze emergenti, i riferimenti normativi, le soluzioni già adottate da aziende leader e i passi concreti che è possibile intraprendere per progettare un packaging efficace, sicuro, efficiente e circolare.

PPWR: il nuovo regolamento europeo sul packaging

Le statistiche della Commissione (Eurostat) sui rifiuti di imballaggio per il periodo 2010-2021 indicano che gli imballaggi usano grandi quantità di materie prime primarie (materiali vergini). Il 40 % della plastica e il 50 % della carta utilizzati nell’Unione sono destinati agli imballaggi e gli imballaggi rappresentano il 36 % dei rifiuti solidi urbani.

In risposta a questa sfida in accordo al piano d’azione per l’economia circolare, l’Unione Europea ha approvato il nuovo Regolamento PPWR (Packaging and Packaging Waste Regulation) che è entrato in vigore l’11 febbraio 2025 e sarà applicabile a partire dal 12 agosto 2026. Questo regolamento rappresenta una svolta epocale nella progettazione e gestione degli imballaggi, e ha già iniziato a influenzare le tendenze e le innovazioni nel confezionamento farmaceutico.

Le principali disposizioni del PPWR:

  • Riduzione dello spazio vuoto: massimo 50% per ogni unità di imballaggio.
  • Limiti alle plastiche monouso.
  • Percentuali minime di materiale riciclato: entro il 2030 e 2040.
  • Divieto di sostanze pericolose nei materiali.
  • Norme più stringenti per packaging extra-UE.
  • Green claims regolamentati: ammessi solo se superiori ai requisiti normativi.
  • Etichettatura ambientale armonizzata in tutta l’UE.
  • Obblighi variabili a seconda della filiera, del tipo di imballaggio e della dimensione dell’impresa.

Il regolamento prevede delle esclusioni e deroghe per alcuni imballaggi farmaceutici e dispositivi medici, per tutelare la sicurezza del paziente, l’integrità dei prodotti e la conformità con normative sanitarie esistenti (es. Regolamento 2017/745 sui dispositivi medici, Direttiva 2001/83/CE sui medicinali)

Trend e innovazioni nel confezionamento farmaceutico

L’industria sta già rispondendo con soluzioni concrete e innovative, ecco le tendenze principali:

  1. Materiali sostenibili

Le soluzioni più promettenti includono:

  • Polimeri derivati da fonti rinnovabili (come tall oil) che garantiscono prestazioni equivalenti ai materiali derivanti da fonti fossili con un impatto ambientale minore.
  • Materiali ottenuti da riciclo meccanico o chimico, in particolare attraverso pirolisi, in grado di recuperare plastiche multimateriali riducendo sensibilmente le emissioni di CO₂.
  • Attenzione selettiva verso bioplastiche come il PLA, che pur essendo compostabili, mostrano limiti significativi in termini di prestazioni meccaniche e di impatto ambientale nel fine vita.
  1. Design circolare ed EcoDesign

L’approccio progettuale del confezionamento farmaceutico si evolve secondo tre pilastri:

  • Efficacia: garantire protezione, conservazione e funzionalità.
  • Efficienza: ottimizzazione nell’uso di materiali, energia e risorse.
  • Ciclicità: impiego di materiali riciclabili o derivati da fonti rinnovabili.

Viene favorita la progettazione per:

  • Il riciclo;
  • La riduzione del numero di componenti;
  • Il right-sizing e la riduzione del materiale in eccesso;
  • L’identificazione di barriere e rischi ambientali lungo l’intero ciclo di vita.
  1. Applicazioni concrete

Tra le innovazioni già adottate nel settore e in corso di studio:

  • Sostituzione delle etichette in carta con etichette in polipropilene (PP), che risultano più resistenti, compatibili con processi automatizzati e completamente riciclabili.
  • Ottimizzazione del layout del packaging terziario, con una riduzione dello spazio vuoto e un miglioramento dell’efficienza logistica.
  • Soluzioni digitali come l’adozione di eLeaflet, che permetteranno la sostituzione del foglietto illustrativo cartaceo con un supporto digitale, riducendo l’impatto ambientale e semplificando la logistica.

Caso studio: sostenibilità applicata

S4BT affianca aziende del settore farmaceutico nell’implementazione di soluzioni di packaging sostenibile. Tra queste, un progetto particolarmente significativo ha riguardato la sostituzione delle etichette in carta con etichette in polipropilene (PP).

Questa scelta ha portato benefici tangibili e misurabili. Le etichette in PP, infatti, offrono una maggiore resistenza meccanica e chimica, risultando più idonee ai processi produttivi automatizzati e meno soggette a rotture o deterioramento. Dal punto di vista ambientale, il PP è completamente riciclabile e più compatibile con i flussi di recupero plastici rispetto alle etichette in carta adesiva, che spesso presentano colle o trattamenti superficiali che ne impediscono il riciclo efficiente.

Inoltre, questa soluzione è pienamente allineata con i requisiti del Regolamento PPWR, contribuendo alla riduzione dell’uso di materiali misti e all’ottimizzazione del ciclo di vita del packaging.

I vantaggi ottenuti:

  • Maggiore efficienza produttiva, grazie a una ottimizzazione del processo produttivo;
  • Migliore durabilità e leggibilità delle etichette durante la vita utile del prodotto;
  • Riduzione dell’impatto ambientale, grazie alla compatibilità con i processi di riciclo e alla semplificazione del materiale utilizzato.

Questo intervento dimostra come anche una singola scelta progettuale, se ben valutata e implementata, possa generare un impatto positivo in termini di compliance normativa, sostenibilità ambientale e ottimizzazione dei processi industriali. Un esempio concreto di come l’EcoDesign possa tradursi in valore reale per le aziende farmaceutiche.

Key takeaways per le aziende

  1. Eseguire una LCA (Life Cycle Assessment) per misurare l’impatto ambientale degli imballaggi attuali;
  2. Coinvolgere i fornitori in logiche di acquisto sostenibile;
  3. Adottare in fase di progettazione un Framework per L’EcoDesign;
  4. Investire in formazione interna su normative e soluzioni innovative;
  5. Valutare ROI e KPI ambientali di ogni nuova soluzione introdotta.

Innovare il packaging per guidare il cambiamento

Il futuro del confezionamento farmaceutico è verde, smart e circolare e adeguarsi alle nuove normative è solo il primo passo. Per rimanere competitivi e sostenibili, serve un cambiamento strutturale che coinvolga tutta la catena del valore: dalla scelta dei materiali al design, dalla produzione al trasporto.

In S4BT aiutiamo le aziende a trasformare gli obblighi normativi in opportunità di crescita attraverso soluzioni su misura.

Audit Aziendale: uno strumento strategico per la qualità, la compliance e il miglioramento continuo

In un panorama normativo sempre più rigoroso e in un mercato dove è fondamentale garantire qualità e trasparenza, l’audit rappresenta uno degli strumenti più potenti per monitorare, valutare e migliorare l’operato di un’azienda.

Che cos’è un audit aziendale? 

L’audit è un processo sistematico e documentato, che permette di raccogliere evidenze per valutare se le attività aziendali siano conformi a determinati requisiti normativi, contrattuali o interni. Gli obiettivi principali includono:

  • la verifica della conformità a standard e normative come ad esempio ISO 9001, GMP, ISO/IEC 17021;
  • l’identificazione di non conformità o rischi nei processi;
  • la promozione del miglioramento continuo e ottimizzazione dei processi;
  • il supporto alla gestione strategica e alla presa di decisioni basate sui dati.

Tipologie di audit: interni ed esterni

Gli audit si classificano in base allo scopo e all’origine:

  • Audit Interni: viene condotto dall’azienda stessa, attraverso il lavoro degli Internal Auditor, per valutare i propri sistemi di gestione e garantire che siano efficaci e conformi agli obiettivi aziendali, inoltre è uno strumento prezioso di autovalutazione e prevenzione.
  • Audit Esterni: condotti da clienti (second party) o da enti certificatori (third-party), con l’obiettivo di valutare l’idoneità dell’azienda secondo standard specifici.

Ogni audit, interno o esterno, rappresenta un’opportunità di crescita, se gestito con consapevolezza e proattività. 

Grazie al nostro team di professionisti qualificati, supportiamo i clienti con particolare competenza in audit conformi a:

  • ISO 9001:2015 (sistemi di gestione per la qualità);
  • ISO 19011:2018 (linee guida per audit interni/esterni);
  • ISO/IEC 17021-1 e 17021-3 (standard per gli organismi di certificazione);
  • GMP (Good Manufacturing Practice) per il settore Life Science e Farmaceutico.

Il ruolo dell’Internal Auditor: competenze e responsabilità

L’Internal Auditor è una figura professionale chiave che si occupa di pianificare, condurre, documentare e monitorare audit interni. La sua funzione non è punitiva o ispettiva ma piuttosto di supporto strategico poiché, attraverso un’analisi oggettiva dei processi e dei sistemi, contribuisce a migliorare la gestione e la performance dell’azienda.

Le sue principali responsabilità includono:

  • la valutazione dell’efficacia del sistema di gestione;
  • la verifica della corretta applicazione delle procedure;
  • la rilevazione e classificazione delle non conformità;
  • la collaborazione nella definizione di azioni correttive e preventive;
  • la redazione di report chiari e tempestivi;
  • la promozione della cultura della qualità.

I Lead Auditor S4BT si distinguono per la conoscenza normativa approfondita, la visione analitica e un approccio collaborativo e orientato al risultato.

Come si svolge un audit efficace? Le 4 fasi essenziali

  1. Pianificazione
    • definizione di obiettivi, criteri e ambiti;
    • preparazione del piano di audit e delle checklist.
  2. Esecuzione
    • interviste, osservazione diretta, raccolta documentale;
    • identificazione di eventuali non conformità e opportunità di miglioramento.
  3. Reporting
    • redazione e condivisione di un report tecnico e strategico;
    • evidenze oggettive, punti di forza e raccomandazioni.
  4. Follow-up
    • verifica e monitoraggio delle azioni correttive;
    • riesame dei risultati e chiusura delle non conformità.

Audit ISO e GMP: la specializzazione di S4BT

Nel concreto, S4BT fornisce supporto operativo alle aziende per:

  • audit conformi alla ISO 9001:2015, fondamentale per il controllo e il miglioramento dei processi aziendali;
  • audit secondo ISO 19011, per una gestione efficiente delle attività ispettive interne ed esterne;
  • supporto nella gestione di audit e certificazioni secondo ISO/IEC 17021-1 e 17021-3, garantendo la competenza tecnica e la neutralità dell’auditor;
  • verifiche secondo le Good Manufacturing Practice (GMP), requisito fondamentale nel settore farmaceutico e regolato dalle autorità sanitarie internazionali.

Buone pratiche e strumenti a supporto degli audit

Un audit efficace si basa su strumenti adeguati e best practice consolidate:

  • piattaforme digitali per audit management;
  • approccio Risk-Based Thinking, per concentrarsi sulle aree a maggior rischio;
  • tecniche come Root Cause Analysis (RCA) per individuare le vere cause delle non conformità;
  • monitoraggio tramite KPI e dashboard;
  • cultura della qualità in azienda;
  • formazione continua per gli auditor.

Il valore strategico dell’audit aziendale

Per concludere possiamo confermare che l’audit aziendale (in particolare quello interno) non deve essere visto come un costo o un intralcio, ma come un motore di miglioramento continuo e un alleato della crescita aziendale. Infatti, se costruito bene, consente all’azienda di rafforzare il controllo e la governance, migliorare la gestione del rischio, aumentare la fiducia di clienti e guidare al cambiamento con decisioni basate su dati raccolti.

S4BT affianca le aziende nella costruzione di un sistema di audit efficace e sostenibile, grazie a servizi di consulenza e supporto operativo altamente specializzati.

Hai bisogno di supporto nella gestione degli audit?
Contattaci! I nostri consulenti sono pronti ad accompagnarti nel tuo percorso di miglioramento continuo.

Quality Metrics nel settore Life Science: come monitorare e migliorare le performance aziendali

Nel settore Life Science, la qualità rappresenta un requisito imprescindibile, regolato da normative e linee guida stringenti come le GXP, le ISO 13485, le ICH Q10 e la FDA 21 CFR Part 11. Le organizzazioni attive nella produzione di farmaci, dispositivi medici e biotecnologie operano in contesti altamente complessi, dove la gestione strutturata della qualità è strettamente connessa alla tutela della salute pubblica e al rispetto degli standard regolatori. 

In questo scenario, le Quality Metrics assumono un ruolo centrale nel monitoraggio sistematico delle performance, nella valutazione dell’efficacia dei processi e nell’individuazione di eventuali aree di miglioramento.

Un sistema di misurazione ben definito consente di prendere decisioni basate su dati oggettivi, promuovendo il miglioramento continuo e assicurando la conformità lungo l’intero ciclo di vita del prodotto.

Cosa sono le Quality Metrics? 

Le Quality Metrics sono indicatori quantitativi e qualitativi utilizzati per misurare, valutare e migliorare la qualità dei processi, dei prodotti e dei sistemi all’interno di un’organizzazione. Nel settore Life Science, queste metriche sono fondamentali per garantire la conformità alle normative, come le Good Manufacturing Practices (GMP) e gli standard ISO, oltre a sostenere l’efficienza operativa e la cultura del miglioramento continuo.

FDA Quality Metrics Initiative

L’FDA Quality Metrics Initiative è un programma avviato dalla Food and Drug Administration (FDA) per promuovere la cultura della qualità, migliorare la trasparenza e l’efficienza della produzione farmaceutica, Identificare preventivamente i rischi nella produzione di medicinali e Premiare i produttori proattivi, con ispezioni meno frequenti o più leggere (risk-based inspections).

Con questa iniziativa FDA vuole che le aziende farmaceutiche raccolgano e condividano alcune metriche di qualità, per:

  • monitorare meglio la salute dei loro processi produttivi,
  • prevenire problemi di qualità,
  • ridurre carenze di medicinali,
  • favorire l’adozione del miglioramento continuo (continuous improvement).

Il ruolo strategico delle Quality Metrics nel Life Science

 

Nel contesto regolatorio attuale, le autorità sanitarie come FDA ed EMA promuovono un approccio basato sul rischio e orientato alla qualità

Per questo le aziende devono dotarsi di strumenti capaci di rilevare in tempo reale eventuali criticità e intervenire tempestivamente. Le Quality Metrics, se implementate correttamente, permettono di:

  • Monitorare e ottimizzare la qualità dei processi e dei prodotti in modo oggettivo e continuativo riducendo costi e sprechi.
  • Valutare l’efficacia dei sistemi di gestione della qualità aziendali, individuando deviazioni, trend negativi e non conformità.
  • Incrementare l’affidabilità del prodotto, migliorando la soddisfazione del cliente.
  • Facilitare la conformità normativa, dimostrando concretamente l’impegno dell’azienda nel mantenere standard elevati.
  • Agevolare decisioni rapide e basate su dati oggettivi, grazie a un’informazione strutturata e trasparente.
  • Supportare la gestione del rischio, permettendo di adottare azioni preventive piuttosto che correttive.
  • Favorire una cultura della qualità, coinvolgendo attivamente tutto il personale.

Perché questo accada, è essenziale che le Quality Metrics siano parte integrante del sistema di gestione aziendale, raccolte attraverso piattaforme digitali affidabili e analizzate in modo strutturato.

Il ruolo strategico delle Quality Metrics nel Life Science

Le Quality Metrics devono essere selezionate con attenzione, in base al contesto operativo e agli obiettivi strategici dell’azienda. Tra le più utilizzate nel Life Science troviamo:

  • Deviation Rate: ovvero il tasso di deviazioni rispetto ai processi standardizzati.  
    Questo indicatore misura con quale frequenza i processi si discostano dalle procedure operative standard (SOP). È essenziale per il controllo dei processi perché un elevato numero di deviazioni può indicare criticità nella struttura dei processi stessi, nella formazione del personale o nella gestione del cambiamento. Monitorarlo consente interventi tempestivi, riducendo il rischio di gravi non conformità e migliorando la stabilità operativa.
  • CAPA Effectiveness: indica l’efficacia delle azioni correttive e preventive. Questa metrica consente di valutare se le azioni intraprese per risolvere o prevenire un problema hanno effettivamente eliminato la causa alla radice. Un CAPA efficace contribuisce a diminuire la ricorrenza dei problemi, a migliorare la qualità del prodotto e a dimostrare all’autorità regolatoria un approccio strutturato alla gestione del rischio.
  • Right First Time (RFT): percentuale di attività completate correttamente al primo tentativo. L’RFT riflette l’efficienza dei processi produttivi e la loro capacità di generare output conformi senza necessità di rilavorazioni o scarti. Un valore elevato di RFT consente di ridurre i costi, i tempi di produzione e gli sprechi, migliorando al contempo l’affidabilità dell’organizzazione percepita da clienti e auditor.
  • OOS (Out of Specification): numero e frequenza di risultati fuori specifica nei test di controllo qualità. I risultati OOS possono segnalare possibili criticità nella produzione, nei materiali utilizzati o nelle condizioni ambientali. Il monitoraggio continuo di questi dati è fondamentale per garantire la conformità dei prodotti finiti, ridurre i rischi di rilavorazioni o richiami e preservare l’integrità dei dati nei processi analitici.
  • Audit Findings: numero di osservazioni e non conformità rilevate durante gli audit interni ed esterni e proprio per questo rappresentano uno specchio della conformità aziendale. Analizzarle consente non solo di correggere i singoli problemi riscontrati, ma anche di individuare tendenze sistemiche. Una riduzione progressiva delle osservazioni indica un miglioramento dell’efficacia del sistema qualità.
  • Complaints Rate: frequenza e tipologia dei reclami dei clienti. Il tasso di reclami è una misura diretta del livello di soddisfazione del cliente e della qualità percepita del prodotto o servizio. Un aumento di reclami può indicare problematiche nei processi produttivi, nella logistica o nella comunicazione. Analizzarne la natura consente di intervenire in maniera mirata, migliorando l’esperienza del cliente e rafforzando la reputazione del marchio.
  • Change Control Efficiency: tempo medio necessario per implementare modifiche a processi, impianti, sistemi, documentazione, ecc., che potrebbero impattare su qualità, sicurezza o conformità. La capacità di gestire con efficienza i cambiamenti richiesti – che siano normativi, tecnologici o di processo – è indicativa della maturità organizzativa, infatti un sistema di change control efficace riduce i tempi di risposta e mantiene la conformità, contribuendo al contenimento del rischio operativo.

L’analisi di queste metriche consente di ottenere una visione chiara dello stato di salute dei processi aziendali e della qualità complessiva del prodotto. 

Spesso queste informazioni vengono raccolte e sono monitorate all’interno di dashboard KPI e integrate nei Quality Management System (QMS), ovvero un insieme strutturato di processi, procedure, documentazione e responsabilità che un’azienda implementa per garantire che i prodotti o servizi erogati rispettino gli standard di qualità definiti e siano conformi alle normative applicabili.

S4BT: il partner ideale per un sistema di misurazione efficace

S4BT si propone come partner strategico per le aziende del settore Life Science, grazie a una combinazione unica di competenze consulenziali altamente specializzate nell’aerea Quality and Compliance.

Il nostro team si occupa della qualità del prodotto E2E partendo dalla fase clinica fino alla dismissione del prodotto internamente all’azienda e esternamente (presso terzisti).

Supportiamo sia per la fase di stesura e revisione documentazione che nella gestione dei processi e delle attività di assicurazione qualità e nella stesura dei report periodici sulle metriche di qualità.

Reference:

https://www.fda.gov/files/drugs/published/Submission-of-Quality-Metrics-Data-Guidance-for-Industry.pdf

https://simplerqms.com/quality-kpis/https://medvacon.com/establishing-quality-metrics-and-key-performance-indicators/

-https://www.scilife.io/blog/essentials-quality-management-life-sciences

https://www.spartasystems.com/resources/measure-what-matters/

https://www.rcainc.com/published-articles/quality-metrics/

GAMP 5 seconda edizione:
Come applicarle in modo efficace e conforme."> GAMP 5 seconda edizione:
Come applicarle in modo efficace e conforme.

WEBINAR

GAMP 5 seconda edizione:
Come applicarle in modo efficace e conforme.

GAMP 5 seconda edizione:
Come applicarle in modo efficace e conforme.

18 marzo 2025

10:00 - 11:00

Il 20 ottobre 2022 è stata ufficialmente presentata in Italia, in occasione del GAMP Forum annuale organizzato da ISPE, la seconda edizione della guida GAMP 5 “A Risk-Based Approach to Compliant GxP Computerized Systems”.

La seconda edizione presenta molteplici novità e modifiche rispetto alla prima del 2008, che riguardano principalmente:

  • la figura dei fornitori dei servizi;
  • l’evoluzione degli approcci allo sviluppo del software;
  • l’uso esteso di strumenti di automazione;
  • il concetto, l’uso e l’applicazione del pensiero critico.

Si introducono inoltre, dal punto di vista della convalida, le nuove evoluzioni tecnologiche, quali la blockchain e l’intelligenza artificiale. 

In questo webinar analizzeremo le principali differenze tra la prima e la seconda edizione delle GAMP5, soffermandoci sugli aspetti più interessanti dal punto di vista pratico, così da valutarne le implicazioni sulla convalida di sistemi computerizzati.

Il 20 ottobre 2022 è stata ufficialmente presentata in Italia, in occasione del GAMP Forum annuale organizzato da ISPE, la seconda edizione della guida GAMP 5 “A Risk-Based Approach to Compliant GxP Computerized Systems”.

La seconda edizione presenta molteplici novità e modifiche rispetto alla prima del 2008, che riguardano principalmente:

  • la figura dei fornitori dei servizi;
  • l’evoluzione degli approcci allo sviluppo del software;
  • l’uso esteso di strumenti di automazione;
  • il concetto, l’uso e l’applicazione del pensiero critico.

Si introducono inoltre, dal punto di vista della convalida, le nuove evoluzioni tecnologiche, quali la blockchain e l’intelligenza artificiale. 

In questo webinar analizzeremo le principali differenze tra la prima e la seconda edizione delle GAMP5, soffermandoci sugli aspetti più interessanti dal punto di vista pratico, così da valutarne le implicazioni sulla convalida di sistemi computerizzati.

ispezione

Il Webinar

Analizzeremo le principali differenze tra la prima e la seconda edizione delle GAMP5, soffermandoci sugli aspetti più interessanti dal punto di vista pratico, valutando le conseguenze per chi si occupa di Convalida di Sistemi Computerizzati.

Rispetto alla prima edizione del 2008, ci focalizzeremo sulle più importanti novità riguardanti:

  • la figura dei fornitori dei servizi,
  • l’evoluzione degli approcci allo sviluppo del software
  •  l’uso esteso di strumenti di automazione,
  • il concetto, l’uso e l’applicazione del pensiero critico.

L’evento ha la durata di un’ora.

Il webinar è completamente gratuito.

Il Webinar

Analizzeremo le principali differenze tra la prima e la seconda edizione delle GAMP5, soffermandoci sugli aspetti più interessanti dal punto di vista pratico, valutando le implicazioni per chi si occupa di Convalida di Sistemi Computerizzati.

Rispetto alla prima edizione del 2008, ci focalizzeremo sulle più importanti novità riguardanti:

  • la figura dei fornitori dei servizi,
  • l’evoluzione degli approcci allo sviluppo del software
  •  l’uso esteso di strumenti di automazione,
  • il concetto, l’uso e l’applicazione del pensiero critico.

L’evento ha la durata di un’ora.

Il webinar è completamente gratuito.

ispezione

Agenda

10:00 - 10:05

Presentazione Azienda

Introduzione S4BT

10:05 - 10:15

Presentazione Azienda

GAMP5: introduzione

10:15 - 10:25

Webinar

Presentazione delle
GAMP 5 Second Edition

10:25 - 10:40

Presentazione software

Principali differenze tra prima e seconda edizione delle GAMP 5

10:40 - 10:55

Panel discussion

Applicazione delle GAMP 5 Second Edition ai documenti di convalida

10:55 - 11:00

Panel discussion

Domande e risposte

Speaker

Targa

CSV Senior Consultant S4BT

Ilaria Targa

Certificata ISIPM e con circa 15 anni di esperienza in multinazionali farmaceutiche principalmente in ambito qualità, toccando diversi settori quali l’Information Technology e il Controllo Qualità, si occupa ora di Computer System Validation in tutti i suoi aspetti e all’interno di diverse realtà aziendali del mondo chimico, farmaceutico e medical device.

Speaker

Targa

Ilaria Targa

CSV Senior Consultant S4BT

Certificata ISIPM e con circa 15 anni di esperienza in multinazionali farmaceutiche principalmente in ambito qualità, toccando diversi settori quali l’Information Technology e il Controllo Qualità, si occupa ora di Computer System Validation in tutti i suoi aspetti e all’interno di diverse realtà aziendali del mondo chimico, farmaceutico e medical device.

Iscriviti al webinar

Il webinar si rivolge a manager e professionisti delle aziende Life Science (chimico-farmaceutico, biotech, medical device, API) che operano in ambito Quality Assurance, Computer System Validation e Information Technology, ovvero a chi ne è comunque coinvolto sia in modo diretto che indiretto.

L’importanza della formazione continua nel settore Life Science per garantire qualità e conformità

In un panorama come quello del settore Life Science, in cui innovazione e normative non possono certo essere definite statiche, la formazione continua si configura come un pilastro essenziale per le aziende. Ma cosa rappresenta davvero?

Quando parliamo di Formazione Continua, ci riferiamo a un processo di aggiornamento costante e strutturato delle competenze e delle conoscenze dei lavoratori, che permette di mantenere elevati standard di qualità e sicurezza, allineandosi a normative internazionali sempre più esigenti.

La formazione continua: un requisito fondamentale nel Life Science

Il settore Life Science è senza dubbio uno dei contesti più regolamentati al mondo. Qui la formazione continua non è solo un vantaggio competitivo, ma una necessità. Infatti le aziende devono adeguarsi costantemente a normative internazionali come le Good Manufacturing Practices (GMP) e gli standard ISO. Senza una formazione adeguata, i dipendenti rischiano di non essere pronti ad affrontare le sfide legate a nuove regolamentazioni o cambiamenti tecnologici, compromettendo la qualità dei prodotti e, di conseguenza, la sicurezza dei pazienti.

È qui che la formazione continua diventa un alleato fondamentale. Se tutti sono informati e sanno come comportarsi, le probabilità di errore scendono. E non parliamo solo di tecnici specializzati: dal responsabile della qualità all’operatore, ognuno ha un ruolo nel mantenere gli standard elevati.

Qualità e conformità: due pilastri sostenuti dalla formazione

Garantire la qualità e mantenere la conformità alle normative è fondamentale per evitare gravi ripercussioni, sia economiche che legali. Le normative GMP, per esempio, stabiliscono criteri stringenti per la produzione e il controllo di qualità. Attraverso programmi di formazione continua, le aziende possono assicurarsi che ogni collaboratore comprenda e segua questi protocolli, riducendo al minimo il rischio di non conformità.

Investire nella formazione continua permette di:

  • Mantenere alti standard di qualità in ogni fase del processo produttivo.
  • Ridurre il rischio di errori e non conformità.
  • Rispondere con agilità a nuove normative o aggiornamenti tecnologici.
  • Potenziare la cultura aziendale orientata alla qualità e alla compliance.

I benefici tangibili della formazione continua

Ma quali sono i veri benefici di avere una formazione costante? Proviamo a pensarci un attimo. Per prima cosa, aumenta la fiducia dei lavoratori: chi sa di avere le competenze giuste, si sente sicuro. Un’azienda che investe in formazione crea un ambiente dove la qualità non è solo uno slogan, ma un obiettivo condiviso. E non è tutto: essere pronti ad affrontare cambiamenti significa anche ridurre i tempi di risposta e i rischi legati alla mancata conformità.

In pratica, formarsi significa anche prepararsi a ciò che arriverà, a nuove tecnologie, nuovi strumenti, nuovi modi di lavorare. È una forma di prevenzione, perché chi sa cosa fare si adatta più facilmente a qualsiasi cambiamento, senza intoppi.

Il nostro progetto Talent Academy in S4BT

In S4BT, abbiamo voluto dare alla formazione il posto che merita, creando la Talent Academy. L’idea era semplice: offrire percorsi formativi non solo teorici, ma anche pratici, per toccare con mano ciò che succede davvero in azienda. Non si tratta di “fare un corso” per aggiungere una riga al CV. Parliamo di qualcosa che fa davvero la differenza, e lo fa ogni giorno.

La Talent Academy di S4BT punta su:

  • Corsi specialistici su normative e regolamentazioni: con focus su GMP, ISO e altre certificazioni fondamentali.
  • Programmi di aggiornamento sulle tecnologie emergenti: per allineare le competenze alle innovazioni del settore.
  • Sviluppo delle competenze trasversali: essenziali per rispondere in modo flessibile alle esigenze aziendali in rapido mutamento.

L’Academy è pensata per essere utile subito: niente teoria astratta, solo cose che chi lavora può applicare immediatamente.

Conclusioni

Il settore Life Science è un campo in cui le cose cambiano continuamente. Proprio per questo, avere una formazione continua è diventato davvero indispensabile. Non è solo una questione di rispetto delle regole: la formazione continua permette alle aziende di tenere alta la qualità, garantire la sicurezza e rimanere conformi alle normative, anche quando si aggiungono nuovi requisiti o tecnologie.

Essere preparati alle nuove sfide è un vantaggio strategico vero e proprio, che fa la differenza in un ambiente competitivo come il nostro. Avere team aggiornati e competenti permette di rispondere prontamente a qualunque cambiamento, e questo si traduce in fiducia. Non solo quella dei pazienti, che possono contare su prodotti sicuri, ma anche quella del mercato e dei partner. Una formazione ben fatta ha impatti concreti: rafforza la reputazione dell’azienda, aumenta l’efficienza interna e consolida il rapporto con chi ci sceglie.

Per noi, in S4BT, vedere i benefici concreti della Talent Academy è la conferma che abbiamo fatto la scelta giusta. La formazione continua non è solo un investimento: è un modo per costruire un futuro più sicuro e affidabile.

Bibliografia e fonti

  1. Good Manufacturing Practices (GMP). World Health Organization.
  2. ISO Standards. International Organization for Standardization.
  3. S4BT Talent Academy. Sito ufficiale di S4BT.
  4. “Continuous Training in the Life Sciences Industry: Trends and Best Practices.” Journal of Pharmaceutical Innovation, 2023.
annex 1

Il Nuovo Annex 1: Camere bianche e contaminazione controllata

BLOG

Il Nuovo Annex 1: Camere bianche e contaminazione controllata

Il Nuovo Annex 1: Camere bianche e contaminazione controllata

Articolo a cura del team Qualifiche S4BT.

Nella manifattura di prodotti sterili, rivestono particolare importanza le camere bianche e il grado di pulizia in esse raggiunto.

Cosa occorre per ottenere un grado di pulizia appropriato?

Sicuramente è necessario partire da una buona progettazione e realizzazione.

1. Superfici

Nelle camere bianche tutte le superfici esposte come i piani di lavoro o le pareti dei locali dovrebbero essere lisce e di facile accesso in modo da ridurre al minimo l’accumulo di particelle contaminanti e permettere una quanto più comoda pulizia.

2. Spazi e ingombri

La progettazione ideale richiede che non ci siano rientranze, sporgenze, scaffali o armadi e che la presenza di altri tipi di qualsivoglia attrezzatura sia ridotta al minimo indispensabile.

3. Porte e Soffitti

Tale principio si applica anche alla progettazione delle porte, che dovrebbero essere realizzate in modo da evitare recessi di difficile pulizia.

Allo stesso modo i soffitti dovrebbero essere progettati e sigillati per prevenire la contaminazione dallo spazio sovrastante.

A tutte queste considerazioni, si aggiunge ancora la corretta progettazione del sistema HVAC e l’utilizzo dei filtri HEPA, attraverso i quali l’aria trattata viene opportunamente immessa nel locale.

Annex 1: 4 gradi di pulizia

L’Annex 1 fa riferimento ad una classificazione delle camere bianche e degli ambienti a contaminazione controllata che prevede quattro gradi di pulizia:

  • GRADO A: sono le zone critiche per le operazioni ad altro rischio, come linee di lavorazioni asettiche, zone di riempimento, piani di lavoro con ampolle e flaconi aperti;
  • GRADO B: dedicate alla preparazione e al riempimento asettico. Sono solo e soltanto le zone che circondano quelle di grado A;
  • GRADO C e D: zone utilizzate per l’esecuzione di fasi meno critiche nella fabbricazione di prodotti sterili riempiti asetticamente.

Nei sistemi a flusso d’aria unidirezionale, tipici delle zone di grado A, un adeguato movimento d’aria fornisce la protezione del prodotto e dei componenti aperti all’altezza del piano di lavoro (ad esempio dove sono condotte le operazioni ad alto rischio e dove il prodotto e i componenti sono esposti).

Qualifica di Camere Bianche e attrezzature per aria pulita

La qualifica viene intesa come il processo globale di valutazione del livello di conformità di una camera bianca classificata o di un’attrezzatura per l’aria pulita con il suo uso previsto.

Come tutti i sistemi e le apparecchiature aventi impatto GxP, anche la qualifica delle cleanrooms dovrà seguire i requisiti e l’approccio alla qualifica descritti nella normativa di riferimento Annex 15 Qualification and Validation.

9 Test necessari per verificare la conformità di una camera bianca

Al fine di verificare la conformità di una cleanroom vengono considerati necessari almeno i seguenti test di verifica:

1. Test di integrità dei filtri installati

Questo test viene effettuato per assicurare che i filtri siano installati correttamente verificando l’assenza di perdite o di difetti e che sul telaio del filtro ci sia perfetta tenuta.

Vengono introdotte particelle di aerosol a monte del filtro tramite un generatore e ne viene misurata la concentrazione.

Viene poi effettuata una scansione a valle del filtro per misurarne la penetrazione tramite due modalità: attraverso l’uso di un fotometro o tramite l’uso di un contaparticelle.

Il limite massimo di penetrazione accettabile è lo 0,01%, come da indicazione della normativa ISO 14644-3.

2. Misurazione del flusso d’aria – portata e velocità (la velocità viene misurata nei sistemi a flusso unidirezionale)

Questo test viene eseguito per misurare il flusso d’aria introdotto in camere bianche a flusso unidirezionale e non unidirezionale.

Nelle applicazioni a flusso unidirezionale, la velocità del flusso d’aria, che dovrebbe ricadere all’interno dei valori guida 0,36 – 0,54 m/s, è misurata in diversi punti della superficie del filtro e del piano di lavoro tramite ad esempio, un anemometro a filo caldo, al fine di dimostrarne l’uniformità.

Nelle zone a flusso non unidirezionale è possibile misurare direttamente la portata di aria utilizzando ad esempio un balometro, dotato di un convogliatore del flusso d’aria; il dato rilevato potrà essere utilizzato per il calcolo del numero di ricambi orari (volumi di aria nell’unità di tempo).

3. Misurazione della pressione differenziale tra i locali

Lo scopo del test della differenza di pressione dell’aria è quello di verificare la capacità del sistema di mantenere il differenziale di pressione specificato tra la camera bianca e l’ambiente circostante o tra camere bianche di grado diverso, in modo da non permettere contaminazione incrociata. Tale verifica viene effettuata con il supporto di un micromanometro differenziale.

4. Direzione e visualizzazione dei flussi d’aria

Il test della visualizzazione del flusso d’aria può essere condotto nello stato di riposo per determinare i modelli di base del flusso d’aria della camera bianca e può essere ripetuto nello stato dinamico simulando le operazioni reali. Questa verifica è necessaria per dimostrare che non c’è ingresso dalle aree di grado inferiore a quelle di grado superiore e che l’aria non transiti da aree meno pulite (pavimento) alle aree di grado superiore (piani di lavoro).

Inoltre la visualizzazione dei flussi d’aria consente di apportare migliorie al design della cleanroom, di individuare disomogeneità della velocità del flusso, di valutare correttamente la posizione dei punti di monitoraggio ambientale e di addestrare gli operatori riguardo alle corrette modalità di svolgimento delle operazioni asettiche.

5. Contaminazione particellare

Parte integrante della qualifica di una camera bianca è proprio la sua classificazione: è un metodo per valutare il livello di pulizia dell’aria rispetto a una specifica di riferimento (vedi tabella 1), misurando la concentrazione di particolato aerodisperso.

Tabella 1_Annex1

Per gli ambienti di grado A (nello stato occupazionale “at-rest” e “in operation”) e di grado B (nello stato occupazionale “at-rest”) non sono stati ritenuti applicabili i limiti di concentrazione per le particelle da 5 μm; pertanto, possono essere prese in considerazione particelle di dimensione maggiore o uguale a 1 μm, secondo i limiti indicati dalla norma ISO 14644-1.

Per la classificazione delle camere bianche, il numero minimo di punti di campionamento da effettuare e il loro posizionamento sono definiti nella normativa ISO 14644-1.

Nel caso di manifattura sterile e ambienti ad essa collegati (zone di grado A e di grado B), le posizioni dei punti di campionamento devono essere definite considerando anche tutte le zone critiche di lavorazione.

A tal proposito si rende necessaria un’attività di valutazione del rischio documentata sulla base della conoscenza del processo e delle operazioni da eseguire.

6. Contaminazione microbica dell’aria e della superficie

 

Lo scopo di questo test è la determinazione della concentrazione di microrganismi presenti nell’aria e sulle superfici attraverso il controllo della contaminazione nelle modalità statica, dinamica e attraverso la misura della contaminazione sulle superfici.

7. Misurazione della temperatura e dell’umidità relativa

Lo scopo di questo test è quello di verificare che i livelli di temperatura e di umidità relativa dell’aria siano entro i limiti di controllo sia nello stato occupazionale “at-rest” che in quello “in operation” per l’area da testare.

A tal proposito vengono effettuate mappature termoigrometriche utilizzando dispositivi di misurazione come i datalogger che rilevano e registrano i valori delle grandezze misurate in diversi punti della cleanroom.

8. Test del “recovery”

Lo scopo del test di recovery time è quello di valutare l’intervallo di tempo effettivo affinché la concentrazione di particelle inquinanti ritorni ad un livello di pulizia target dopo essere stata temporaneamente incrementata di un fattore 100 (o 10).  Le particelle sporcanti vengono prodotte da un generatore di fumo e ne viene misurata la concentrazione tramite un contaparticelle.

9. Test di verifica del contenimento


Questo test viene eseguito per rilevare eventuali intrusioni di aria non filtrata nella camera bianca o nelle zone pulite dall’esterno attraverso giunti, porte e soffitti pressurizzati. In accordo alla normativa ISO 14644‑2 dovrebbe essere eseguito ogni quattro anni oppure nel caso di un qualsiasi cambiamento apportato che possa coinvolgere i flussi di aria.

Programma di Riqualifica

Per garantire che una camera bianca operi in conformità con quanto richiesto dalle normative, assicurando sicurezza e qualità del prodotto finale durante tutto il suo ciclo di vita, è necessario pianificare un programma di riqualifica periodica, da effettuare secondo procedure definite.

I test minimi richiesti in fase di riqualifica e la cadenza temporale con la quale dovrebbero essere eseguiti secondo l’Annex 1 vengono riportati nella tabella 2:

Tabella 2_Annex 1

* eseguito secondo una valutazione dei rischi documentata; tuttavia, richiesto per le zone di riempimento e per quelle che circondano le zone di grado A.

Una riqualifica appropriata comprendente almeno le prove di cui sopra dovrebbe essere effettuata anche dopo il completamento di un’azione correttiva attuata per correggere una condizione di non conformità o dopo modifiche apportate.

Casi di modifiche da considerare includono, ad esempio:

  • Cambi nell’uso operativo della camera bianca o dei parametri operativi di un HVAC
  • Interruzione della movimentazione dell’aria che influisce sul funzionamento dell’impianto.
  • Manutenzione speciale che influisce sul funzionamento dell’impianto (come il cambio dei filtri finali).

Altre caratteristiche, come la temperatura e l’umidità relativa, dovrebbero essere controllate entro intervalli che si allineano con i requisiti di prodotto/lavorazione e supportano il mantenimento di standard di pulizia definiti (ad esempio, grado A o B).

La frequenza di esecuzione del test di visualizzazione dei flussi d’aria dovrà essere stabilita all’interno di un processo di valutazione del rischio o qualora siano implementati dei cambiamenti nella configurazione della clean room.

Servizio S4BT Commissioning & Qualification

S4BT fornisce consulenza per la definizione del package documentale relativo al processo basato sul Quality Risk Management (QRM) per la definizione della strategia di Commissioning & Qualification, nonché per l’esecuzione dei test, sfruttando l’esperienza maturata negli anni nelle aziende del settore.

Per maggiori informazioni visita la pagina dedicata: Qualifiche Equipment, Ambienti e Utilities

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Commissioning & Qualification

Perché le aziende dovrebbero aumentare l’effort in fase di Commissioning?

Articolo a cura del Team Qualifiche S4BT

Non esiste più una netta distinzione tra Commissioning e Qualification. Questo secondo la tendenza degli ultimi anni in cui sono stati integrati i nuovi approcci alla qualifica dei sistemi di produzione, dettati dalle linee guida e normative internazionali.

Nell’ambito del graduale abbandono del classico modello a V, che prevede anche l’uso del leveraging dalle fasi di commissioning, oggi Commissioning e Qualification (C&Q) vengono integrati creando un unico processo. Ciò grazie al coinvolgimento maggiore delle Good Engineering Practice (GEP), i cui principi vengono utilizzati per sviluppare test di qualifica mirati a stabilire se un impianto, sistema o equipment sia adatto allo scopo per cui è stato progettato.

Approccio Risk Based in fase di Progettazione

Il nuovo approccio di testing trova le sue fondamenta nella fase di progettazione, a partire dalla quale, grazie all’implementazione dei principi di “Quality by Desing”(QbD), del “Quality Risk Management”(QRM) e dell’approccio “Science and Risk Based”, vengono definiti chiaramente gli aspetti critici di progetto su cui dovranno essere concentrati gli sforzi per le attività di Commissioning & Qualification.

La supervisione del reparto di qualità gioca un ruolo fondamentale nella fase di progettazione, poiché ha la responsabilità di assicurare che gli aspetti critici del processo vengano considerati durante la progettazione del sistema e la definizione dei test.

CDE (Critical Design Element)

Si pone l’attenzione quindi sulla definizione degli elementi critici di progetto, CDE (Critical Design Elements), che saranno oggetto dei test e che derivano da una attenta analisi degli attributi critici di qualità e dei parametri critici di processo definiti in fase iniziale di sviluppo, nonché dai requisiti regolatori e dagli standard di qualità aziendali.

Con questo approccio si abbandona la vecchia mentalità del “testare tutto”, per passare a quella di definire e pianificare dei test mirati e di conseguenza diminuire lo sforzo e aumentare l’efficienza sin dalle fasi di commissioning.

I documenti di Risk Assessment (RA) e Design Review/Design Qualification (DQ) in questo scenario diventano fondamentali e protagonisti, poiché consentono di indentificare chiaramente gli elementi critici di progetto, che attraverso il processo di Design Review portano a definire il progetto definitivo (1).

(1) Per approfondire: International Society for Pharmaceutical Engineering, ISPE Baseline Guide: Volume 5 – Commissioning And Qualification, 2nd Edition, Chapter 2, Paragraph 2.1 page 19, ISPE, January 2019, 212 pages

Risk Assessment

Una volta definiti chiaramente gli elementi critici della progettazione è fondamentale analizzarli nel documento di Risk Assessment, che ha come output la definizione e successiva esecuzione di test che portino da subito un valore aggiunto ai fini della qualifica.

Ad esempio l’esecuzione di test relativi alla fase di FAT, sviluppati secondo questo approccio, potrebbero portare alla luce difetti sulla realizzazione del sistema e ciò permetterebbe di poter agire velocemente apportando le correzioni in modo efficiente direttamente presso il costruttore e non in fasi di qualifica successive in cui sarebbe troppo tardi.

Allo stesso modo durante la fase di SAT potrebbero essere individuati eventuali difetti di installazione e funzionalità, legati ad aspetti critici di processo. Ciò favorirebbe un’azione tempestiva nella risoluzione, facilitando le fasi successive di convalida.

Design Review/ Design Qualification

Il processo di Design Review in quest’ottica gioca un ruolo importante durante la fase di progettazione, poiché, grazie al contributo degli SME del reparto di ingegneria che possiedono piena conoscenza degli attributi critici di qualità (CQA) e dei parametri critici di processo (CPP), va a definire in modo mirato, già nelle prime fasi, gli elementi critici di progetto (CDE) e le soluzioni di progetto adeguate.

Il risultato della valutazione dei rischi nel Risk Assessment e l’utilizzo dinamico della Design Review culminano nel progetto definitivo, il quale viene formalizzato nella Design Qualification (DQ) dove le scelte progettuali vengono confrontate con i requisiti specificati nelle URS per verificarne la piena copertura.

L’approccio appena descritto ci consente di evitare il presentarsi, in fase di test, di risultati non conformi che si riveleranno poi causati da errori di progettazione. Già in fase di FAT e SAT, con il nuovo approccio, si hanno test mirati alla verifica degli aspetti critici del processo, permettendo così una pianificazione ottimale delle fasi di Commissioning & Qualification e non avere perdite di tempo per test “standard” che non apportano nessun valore aggiunto.

Il ruolo del reparto di ingegneria, nella fattispecie degli SME, diventa quindi fondamentale per riuscire a definire sin da subito cosa andrà testato e dove concentrare gli sforzi di Commissioning & Qualification (C&Q).

Benefici

I benefici di questo modello sono molteplici, infatti nell’approccio di C&Q gestito attraverso il Quality Risk Management (QRM), tutte le attività di test, a partire già dalle attività di commissioning, aggiungono valore alle attività di qualifica, diversamente da un approccio classico in cui molte volte i test eseguiti nelle prime fasi di installazione del sistema (FAT, SAT e commissioning), che non sono stati definiti secondo un approccio orientato al rischio, risultano ridondanti ai fini della qualifica oppure, non essendo considerati perché non integrati nel processo di progettazione, vengono ripetuti in fase di IQ/OQ.

Nel nuovo approccio i test che vengono definiti sono commisurati ai rischi sulla qualità del prodotto, i quali vengono identificati, mitigati e controllati già nelle fasi di progettazione applicando le attuali GEP, ottenendo così come risultato la consegna di un sistema pienamente aderente alle specifiche, con costi ridotti e tempi più brevi.

References

International Society for Pharmaceutical Engineering, ISPE Baseline Guide: Volume 5 – Commissioning And Qualification, 2nd Edition, ISPE, January 2019, 212 pages.

EQUIPMENT & FACILITIES QUALIFICATION